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Comunicato 26 settembre 2022

Questo 26 settembre ha portato un risveglio triste per moltx.

All’amarezza post-elettorale, purtroppo, si aggiunge una rabbia dal sapore ben noto per lo sgombero avvenuto in prima mattinata dei giacigli e dei beni personali delle persone, in gran parte migranti esclusi dai sistemi di accoglienza, che da qualche tempo dormivano sotto i portici di Piazza Gasparotto. I mezzi dell’APS, scortati dalle volanti della Polizia Locale, hanno allontanato i presenti e fatto piazza pulita non solo delle coperte e dei materassi, ma di ogni effetto personale di chi stava dormendo sul posto. Sono stati portati via zaini, scarpe, vestiti, caricatori del cellulare, persino documenti.

La priorità assoluta è cercare di capire dove siano questi oggetti e recuperarli, ed è su questo piano che, con il supporto dei servizi sociali, ci stiamo muovendo da tutta la mattina.

Ci troviamo davanti ad un intervento di una violenza ingiustificabile, in primis perché diretto sui corpi di soggettività già fragili e marginalizzate, la cui situazione richiederebbe, semmai, una presa in cura seria, costruita con competenza e lunghezza di visione.

Sappiamo bene quanto sia difficile provare a costruire un percorso di questo genere, quante contraddizioni implichi e quanti attori sociali e politici debbano prendervi parte per una effettiva riuscita: da chi, come noi, fa vivere un luogo con cultura, socialità, pensiero critico e sportelli di supporto, passando per il prezioso e quotidiano lavoro delle Unità di Strada, arrivando, ovviamente, ai Servizi Sociali e alle istituzioni di governo della città. Un percorso lungo e difficile, certo, ma che proprio in Piazza Gasparotto sembrava poter muovere dei passi importanti nella giusta direzione: quella in grado di intrecciare i piani più diversi per combattere tanto le situazioni emergenziali quanto la strutturale marginalizzazione di determinate soggettività.

È evidente come la violenza vista stamattina vada nella direzione diametralmente opposta a tutto questo, rischiando di minare mesi e mesi di mappatura, tentativi di avvicinamento, conoscenza e costruzione di fiducia con chi vive la piazza; quanto tutto questo riproduca dinamiche che acuiscono le contraddizioni, fanno esplodere problemi personali, accentuano le stesse condizioni di marginalità, violenza e sofferenza che pretenderebbero di far scomparire. Non è facendo violenza, allontanando, spostando, nascondendo alla vista che si risolvono i problemi. È esattamente così, invece, che si creano e si riproducono: la stessa difficile situazione che abbiamo rilevato negli ultimi mesi in Piazza Gasparotto, infatti, deriva esattamente da dinamiche di questo tipo messe in atto in altri luoghi della città.

Sarebbe facile leggere questo fatto come una prima e inquietante conseguenza dei risultati delle elezioni politiche di ieri. Ma ad eseguire materialmente lo sgombero è stata la Polizia Municipale, che afferisce al Comune di Padova. Ci preoccupa allora la dissonanza tra questo metodo classicamente securitario e l'importante lavoro di confronto e condivisione che proprio con il Comune stiamo tentando di svolgere da mesi attraverso incontri e tavoli con Servizi Sociali e Unità di Strada – l’ultimo avvenuto circa una settimana fa.

Chiediamo con forza che quanto accaduto in piazza stamattina non si verifichi mai più e ci auguriamo, con altrettanta forza, che si continui con ancora più determinazione su una strada che metta assieme la necessità di leggere la complessità dei fenomeni di marginalità urbana e la capacità di intervento con strumenti sociali e politici adeguati, fatti di cura e inclusione, evitando qualsivoglia deriva repressiva. La repressione e la violenza poliziesca, del resto, non sono elementi che possono convivere con il nostro operare. Nel frattempo siamo in Piazza per monitorare la situazione e offrire supporto alle persone coinvolte.

Le realtà della Piazza

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